Nel caso dell'attivazione del sindacato giurisdizionale sul silenzio serbato dall'amministrazione sull'istanza di verifica proposta ai sensi dell'art. 19, comma 6-ter, legge n. 241/1990, l'obbligo di verifica dell'amministrazione concerne i soli aspetti di illegittimità segnalati dall'istante, e nei limiti in cui detti aspetti riguardino una violazione di norme che, poste a tutela dell'interesse pubblico in materia edilizia e urbanistica, comportino (anche) una lesione di posizioni di interesse legittimo. Diversamente opinando (e cioè scollegando la tutela offerta dalla verifica dell'interesse dell'istante e, successivamente, delle condizioni dell'azione in capo al medesimo nella veste di ricorrente), l'istanza di verifica di cui all'art. 19, co. 6-ter, lungi dall'essere lo strumento (unico) di tutela offerto al privato avverso la Scia innanzi al giudice amministrativo finirebbe con il risolversi in una "denuncia" non meglio qualificata avverso presunti abusi edilizi da accertare. D'altra parte, così come non sussiste un obbligo di provvedere coercibile in capo all'amministrazione riferito alla generica istanza di attivazione dei propri discrezionali poteri di autotutela, e dunque non sussiste in questi casi il conseguente silenzio inadempimento, allo stesso modo non può sussistere un obbligo di verifica "generale" dell'attività edilizia intrapresa in base a Scia da parte dell'amministrazione sulla base dell'istanza ex art. 19, comma 6-ter.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3105 del 6 ottobre 2025


La Camera Amministrativa dell’Insubria promuove due seminari formativi gratuiti dedicati ai giovani soci e ai giovani collaboratori dei soci.

I seminari

Gli eventi si caratterizzano per abbandonare il modello della lezione frontale ed essere strutturati in modo da favorire la massima interazione tra coordinatori e partecipanti, nella prima parte, e tra i partecipanti stessi nella seconda, muovendo da un caso specifico (giurisprudenziale o legislativo) per poi inquadrarlo a livello di sistema.

Modalità

I seminari si svolgono in presenza, hanno una durata di due ore, sono tenuti sotto la supervisione di due coordinatori esperti in materia.

Crediti

Per ragioni organizzative legate alla impossibilità di consentire un accesso senza limitazioni, i seminari non attribuiscono crediti.

Partecipanti e criteri di ammissione

I partecipanti ammessi sono in numero massimo di 8 e il criterio di ammissione è la data della richiesta.

È necessario specificare a quale dei seminari si richiede l’iscrizione, se uno o entrambi.

Per chi non fosse iscritto alla Camera è necessario indicare lo studio del professionista iscritto cui si appartiene.

Scadenza per le iscrizioni

La data ultima per l’invio delle iscrizioni è il 31 dicembre 2025. La Camera si riserva di prorogare il termine.

Iscrizioni e informazioni

La domanda di iscrizione va inviata a insubriacamera@gmail.com. 

Per informazioni scrivete a insubriacamera@gmail.com

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La scelta relativa alla localizzazione di un'opera pubblica resta, in linea di massima, sottratta al sindacato del giudice amministrativo, con le sole eccezioni della illogicità, del travisamento e della contraddittorietà, anche se l'amministrazione è tenuta a dare conto, nella relativa determinazione, dell'avvenuta valutazione e considerazione di tutti gli interessi coinvolti e, segnatamente, di quelli sacrificati e, sotto il profilo dell'adeguato apprezzamento delle posizioni interessate dall'ubicazione dell'opera, le delibere che ne approvano il progetto risultano sicuramente sindacabili. La p.a. non è tenuta a fornire al riguardo le specifiche ragioni della scelta di un luogo piuttosto che di un altro, rimanendo inibita al sindacato giurisdizionale sull'eccesso di potere ogni possibilità di sovrapporre una nuova graduazione di interessi in conflitto alla valutazione che di essi sia stata già compiuta dall'organo competente, in quanto profilo attinente alla discrezionalità tecnica e, quindi, al merito dell'azione amministrativa. Il mero rilievo dell'assenza, nel provvedimento di localizzazione di un'opera pubblica, dell'attestazione di soluzioni alternative, non integra ex se gli estremi di carenza motivazionale.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 3264 del 14 ottobre 2025





La verifica del requisito afferente alla di capacità tecnica e professionale non può ritenersi illegittima solo perché la qualificazione tecnico-giuridica del contratto oggetto di gara non coincide con la qualificazione dei contratti allegati dall’aggiudicataria a dimostrazione del requisito. Si tratta di uno sbarramento non previsto dalla legge e del tutto inidoneo a dimostrare, in tesi, la non affidabilità dell’operatore economico, trattandosi di prospettazione contrastante con il principio della massima partecipazione agli appalti.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3227 del 9 ottobre 2025


Il proprietario dell’immobile confinante con quello oggetto dell’esecuzione d’ufficio dell'ordinanza di demolizione è legittimato a proporre ricorso contro il silenzio e per l'accertamento dell’inadempimento dell’amministrazione comunale all’obbligo di concludere il procedimento di vigilanza edilizia e di esecuzione d’ufficio, in quanto titolare sia di una posizione qualificata e differenziata, sia dell’interesse a conseguire la demolizione coattiva dell’edificio abusivo confinante. Non è, poi, rilevante che non abbia previamente diffidato l’amministrazione a concludere il procedimento, tenuto conto che la diffida non è più condizione dell’azione sul silenzio, alla luce di quanto previsto dall’art. 117 c.p.a. secondo cui “Il ricorso è proposto, anche senza previa diffida”.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 905 del 14 ottobre 2025


Si allega la locandina del Convegno nazionale "I VENT’ANNI DELLA LEGGE URBANISTICA LOMBARDA ENTRO LE TENDENZE DELLA LEGISLAZIONE REGIONALE SUL GOVERNO DEL TERRITORIO" che si terrà a Varese, Salone Palazzo Estense - Via Sacco n. 5, il 27 ottobre 2025.

 Locandina



L’avvenuta edificazione di un’area immobiliare o le sue condizioni di degrado non costituiscono ragione sufficiente per recedere dall’intento di proteggere i valori estetici o culturali ad essa legati, poiché l’imposizione del vincolo costituisce il presupposto per l’imposizione al proprietario delle cautele e delle opere necessarie alla conservazione del bene e per la cessazione degli usi incompatibili con la conservazione dell’integrità dello stesso; ai fini della imposizione del vincolo paesaggistico (e della sua tutela) l’ambiente rileva non solo come paesaggio, ma soprattutto come assetto del territorio, comprensivo financo degli aspetti scientifico – naturalistici (come quelli relativi alla protezione di una particolare flora e fauna), pur non afferenti specificamente ai profili estetici della zona. A ciò deve aggiungersi, poi, la constatazione della importanza ancora maggiore di salvaguardare un’area verde, quando questa appaia già in parte compromessa e, comunque, gravemente minacciata dalla crescente urbanizzazione e dall’incremento di “consumo” del suolo e, congiuntamente, dell’impossibilità di lamentare la disparità di trattamento quando non sia provata l’identità delle situazioni di fatto e nell’eventualità che sia il tertium comparationis a risultare illegittimo o frutto di erronea valutazione.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3060 del 3 ottobre 2025


La terza classificata ad una gara pubblica si ritiene portatrice di un interesse attuale e concreto, idoneo a connotare l'impugnazione in termini di ammissibilità, qualora la stessa, agendo in giudizio, proponga censure dirette all'esclusione e/o alla postposizione nella graduatoria di tutti i concorrenti che la precedono, ovvero quando spenda motivi volti a contestare in toto la legittimità della gara: nel primo caso, l'interesse azionato in giudizio è quello a ottenere l'aggiudicazione, nel secondo quello « indiretto » alla riedizione della procedura, cui conseguono nuove chances di futura aggiudicazione. Ne consegue che, salva la piena ammissibilità delle censure che tendono a invalidare l'intera procedura, poiché, attraverso di esse, è coltivato un interesse diverso da quello all'aggiudicazione, sub specie strumentale alla riedizione dell'intera gara, il ricorso avverso l'aggiudicazione: a) è inammissibile in radice se non contiene doglianze dirette nei confronti di tutti gli operatori collocati in graduatoria in posizione migliore del ricorrente o non contenga motivi volti a riaffermare una rivalutazione della propria posizione, tale, allo stesso modo, da consentire di recuperare la graduazione migliore, aspirando, così, all'aggiudicazione; b) non può trovare accoglimento nel caso di rigetto di tutte le censure avverso uno di tali controinteressati, la cui posizione poziore si consoliderebbe, pregiudicando di per sé la possibilità del ricorrente di ottenere il bene della vita perseguito.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3228 del 9 ottobre 2025


L’autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero rifiuti ex art. 208 d.lgs. n. 152/2006 , ai sensi del comma 6 “… sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali, costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori”. L’intrinseca natura temporanea e l’efficacia automatica ex lege del provvedimento autorizzatorio non impongono alcun atto di recepimento nel PGT comunale, le cui previsioni, comprese quelle che subordinano l’installazione di impianti sovracomunali a formale Variante o alla relativa VAS, potranno trovare applicazione in tutti i casi di istanza autorizzative non direttamente disciplinate da diverse previsioni normative.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3057 del 3 ottobre 2025


La domanda di accesso agli atti deve riferirsi a specifici documenti, senza necessità di un'attività di elaborazione di dati da parte del soggetto destinatario della richiesta; deve essere quindi respinta una domanda generica, priva di un oggetto determinato o quanto meno determinabile, non riferita a specifici documenti, ma a dati e informazioni che, per essere forniti, richiedono un'attività di indagine e di elaborazione da parte della PA.

TAR Lombardia, Milano, Sez. V, n. 3011 del 29 settembre 2025


A fronte di un rilascio di titoli edilizi in sanatoria rilasciati sulla base di una falsa rappresentazione dei fatti fornita però non dai ricorrenti, ma dagli originari proprietari, il TAR Milano ritiene che lo stato soggettivo di mala fede del dante causa non si trasmette senz’altro agli aventi causa. Appare quindi preferibile ritenere che, in ambito amministrativistico, lo stato di buona fede o mala fede vada sempre riferito alla condizione psicologica del soggetto al quale è indirizzato il provvedimento di annullamento e, quindi, alla condizione psicologica del successore, attuale proprietario del bene.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3142 del 7 ottobre 2025


Non sussiste un limite di altezza media ponderale “massima” allorquando un sottotetto possa conseguire i presupposti di cui all’art. 63 comma 6 LR 12/2005 attraverso delle opere meramente interne. Il diverso approccio interpretativo, che prescrive i metri 2,40 quale altezza minima e massima in tutti i casi, comporta, ai fini del recupero, l’esecuzione di opere di riduzione della stessa altezza interna, fino al raggiungimento del limite “minimo”, qualora l’altezza media interna di un locale sottotetto sia già superiore ai metri 2,40. L’ipotesi reca con sé un ingiustificato e innegabile peggioramento delle condizioni di vivibilità a fronte di nessuna lesione all’interesse pubblico di evitare una proliferazione disordinata e disorganica degli innalzamenti, dal momento che nessun innalzamento vi è stato. In tali casi, difatti, il recupero del sottotetto avviene entro la sagoma dell’edificio, senza innalzamento della copertura, evitando, per tale via, la configurazione di una “nuova costruzione”.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3058 del 3 ottobre 2025


Il sollecito all’esercizio delle verifiche spettanti all'amministrazione non è assimilabile ad una istanza di esercizio del potere di autotutela, e ciò in quanto, in caso di SCIA, manca in radice il provvedimento su cui esercitare tale potere. Ne consegue che l’Amministrazione cui è rivolto il sollecito è obbligata darvi riscontro ed è altresì obbligata ad una motivazione rafforzata che dia conto non soltanto delle ragioni dell'eventuale esercizio del potere inibitorio, ma anche di quelle opposte che la inducono a non intervenire. Del resto, se così così non fosse, il terzo interessato ad opporsi all’attività oggetto della SCIA rimarrebbe privo di ogni tutela.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3009 del 29 settembre 2025


Nel caso di espressa dichiarazione del ricorrente di non aver più alcun interesse alla decisione del ricorso, il giudice non può decidere la controversia nel merito, né procedere di ufficio, né sostituirsi al ricorrente nella valutazione dell'interesse ad agire, ma solo adottare una pronuncia in conformità alla dichiarazione resa; nel processo amministrativo, in assenze di repliche e/o diverse richieste ex adverso, vige il principio dispositivo in senso ampio, nel senso che la parte ricorrente, sino al momento in cui la causa viene trattenuta in decisione, ha la piena disponibilità dell'azione e può dichiarare di non avere interesse alla decisione, in tal modo provocando la presa d'atto del giudice, il quale, non avendo il potere di procedere di ufficio, né quello di sostituirsi al ricorrente nella valutazione dell'interesse ad agire, non può che dichiarare l'improcedibilità del ricorso.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 849 del 26 settembre 2025


A fronte di eventuale irreperibilità dei documenti cui l’istanza di accesso si riferisce, è preciso obbligo dell’amministrazione rilasciare non una generica dichiarazione di irreperibilità, bensì una specifica attestazione, di cui essa deve assumersi la responsabilità, che chiarisca se i documenti richiesti non esistano ovvero siano andati smarriti o comunque non siano stati trovati, e, in questo secondo caso, quali ricerche siano state eseguite avendo riguardo alla modalità di conservazione degli atti richiesti e alle articolazioni organizzative incaricate della conservazione, e quali siano le concrete ragioni del mancato reperimento dei documenti.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 842 del 26 settembre 2025


L’art. 40-bis della L.R. n. 12/2005, nella formulazione derivante dalla novella del 2021, sia pure con dei temperamenti rispetto a quella previgente, introduce notevoli deroghe alla disciplina urbanistico-edilizia ordinaria e, come tale, è soggetta ad un criterio di interpretazione letterale e restrittiva, in forza della quale, salva la ratio sottesa alla normativa, si arrechi il minor pregiudizio possibile all’ordine giuridico vigente. Il comma 1 dell’art. 40-bis prevede che la disciplina da esso recata si applichi agli immobili che “risultano dismessi e causano criticità”, senza estenderne l’applicazione agli immobili già demoliti. L’unica disposizione transitoria che intendeva far salvi gli affidamenti ingenerati dalla previgente disciplina (comma 11-quinquies) è stata dichiarata costituzionalmente illegittima con la sentenza della Corte costituzionale n. 202/2021. Su un piano letterale, pertanto, la normativa non si applica agli immobili già demoliti, che, per tale evidente ragione, non possono più causare pregiudizi.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 3002 del 26 settembre 2025


Non è ammissibile che un soggetto si giovi, a posteriori, di un errore che esso stesso ha determinato, evidenziando una condotta contraddittoria e contraria a buona fede. Nella specie, il ricorrente, a posteriori, aveva invocato la formazione di un silenzio–assenso per superamento del termine fissato dal d.P.R. n. 31/2017, in aperta collisione con il contegno tenuto in sede procedimentale, ove lo stesso ricorrente aveva presentato istanza di rilascio di autorizzazione paesaggistica secondo la procedura ordinaria di cui all’art. 146, comma 2 del d.lgs. n. 42/2004. Tale contegno rappresenta un abuso della posizione giuridica poiché il ricorrente ben avrebbe potuto richiedere un’autorizzazione paesaggistica in forma semplificata, ma, non avendolo fatto e avendo indotto l’Amministrazione a trattare la pratica secondo le forme ordinarie, non può, in sede di contenzioso, pretendere di avvantaggiarsi del mancato rispetto da parte dell’Amministrazione dei termini previsti per il diverso iter semplificato, ciò confliggendo con il contegno tenuto in sede procedimentale.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 858 del 29 settembre 2025.


La predisposizione e l’approvazione del piano cave costituiscono evidente espressione di potestà pianificatoria destinata ad approdare in un atto di natura generale a fronte del quale il privato non può avere alcuna pretesa giuridicamente tutelata circa l’inserimento di aree di proprio interesse negli ambiti estrattivi. Inoltre, rispetto alla determinazione dei volumi di escavazione da assegnare, in capo all’operatore economico non vi è un’aspettativa giuridicamente tutelata alla previsione dei quantitativi massimi, dovendo l’amministrazione contemperare tutti gli interessi coinvolti e in particolare l’esigenza di tutela e riqualificazione ambientale, né vi è un’aspettativa giuridicamente tutelata ad ottenere il riconoscimento di quantitativi nella misura voluta dal proponente e men che meno di quantitativi tali da esaurire l’ambito estrattivo anche perché i materiali inerti (sabbia e ghiaia) sono risorse finite e non certo inesauribili, mentre gli operatori interessati sono molti.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 850 del 26 settembre 2025


Si pubblicano le slide illustrate dai relatori avv. Domenica Condello e avv. Stefano Calvetti durante l'evento formativo tenutosi il 26 settembre 2025 dal titolo “L’istituto delle riserve: patologie del rapporto contrattuale".



La mancata comunicazione di avvio del procedimento sfociato nell’emanazione di un DASPO (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) non determina l’illegittimità di quest’ultimo, allorché il provvedimento sia connotato dall'urgenza derivante dal succedersi delle manifestazioni sportive calendarizzate, che rappresentano occasione di scontro tra tifoserie, e determinano l'esigenza di garantire l'ordine pubblico, evitando la possibilità di scontri e violenze sulle persone e sulle cose.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 807 del 10 settembre 2025


Affinché sia configurabile la responsabilità della Pubblica Amministrazione da provvedimento illegittimo sono necessari: l’elemento oggettivo; l’elemento soggettivo; il nesso di causalità materiale o strutturale; il danno ingiusto, inteso come lesione della posizione di interesse legittimo - correlata ad un bene della vita che in caso di interesse pretensivo presuppone un giudizio prognostico favorevole sulla relativa spettanza - e nelle materie di giurisdizione esclusiva, di diritto soggettivo. Sul piano delle conseguenze e, dunque, delle modalità di determinazione del danno, il fatto lesivo, così come individuato, deve essere collegato, con un nesso di causalità giuridica o funzionale, con i pregiudizi subiti dalla parte danneggiata.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2975 del 23 settembre 2025


L’intervento litisconsortile dei cointeressati è ammesso purché ancora nei termini per proporre ricorso principale, a differenza di quanto accade per l’intervento adesivo dipendente. Il codice subordina l’ammissibilità dell’intervento litisconsortile alla condizione che il cointeressato non sia decaduto dall’esercizio delle relative azioni, affinché tale intervento non si risolva in un’elusione del termine per impugnare. È evidente che, mentre quest’ultimo tipo d’intervento, traducendosi nella proposizione di un vero e proprio ricorso, deve essere spiegato nel termine di decadenza previsto per impugnare in via autonoma; al contrario, l’intervento adesivo dipendente, non consentendo la proposizione di autonomi motivi, può avvenire anche quando il termine per impugnare in via principale è già decorso.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2963 del 22 settembre 2025


L'intervento di restauro e risanamento conservativo si caratterizza per la realizzazione di opere funzionali alla conservazione dell'organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità, nel rispetto dei suoi elementi tipologici (in specie, architettonici e funzionali, suscettibili di consentire la qualificazione dell'organismo in base alle tipologie edilizie), formali (tali da contraddistinguere il manufatto, configurandone l'immagine caratteristica), e strutturali (concernenti la composizione della struttura dell'organismo edilizio). Detto altrimenti, la caratteristica degli interventi di mero restauro è quella di essere effettuata mediante opere che non comportano l'alterazione delle caratteristiche edilizie dell'immobile da restaurare, e quindi rispettando gli elementi formali e strutturali dell'immobile stesso, mentre la ristrutturazione edilizia si caratterizza per essere idonea ad introdurre un quid novi rispetto al precedente assetto dell'edificio.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2962 del 22 settembre 2025


L’art. 2, comma 3, L.R. 31/2014 – ai sensi del quale “In applicazione dei criteri, indirizzi e linee tecniche di cui al comma 2, gli strumenti comunali di governo del territorio prevedono consumo di suolo esclusivamente nei casi in cui il documento di piano abbia dimostrato l'insostenibilità tecnica ed economica di riqualificare e rigenerare aree già edificate, prioritariamente mediante l'utilizzo di edilizia esistente inutilizzata o il recupero di aree dismesse nell'ambito del tessuto urbano consolidato o su aree libere interstiziali.” - non introduce alcun obbligo di consentire l’edificazione su suoli qualificabili come “aree interstiziali” o urbanizzate, ma soltanto una preferenza per la loro qualificazione come zone edificabili, ove sia necessario soddisfare esigenze di nuovo consumo di suolo, nell’ottica di una valutazione complessiva che deve comunque tendere al risparmio di suolo libero.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2950 del 19 settembre 2025


La normativa emergenziale adottata a seguito della pandemia da COVID-19 non ha comportato la proroga ex lege di tutte le concessioni di occupazione di suolo pubblico esistenti di fatto, anche se abusive. La normativa speciale non costituisce una sanatoria per le occupazioni abusive o di mero fatto protratte dopo la scadenza del titolo al momento dell’entrata in vigore della normativa speciale derogatoria, ma una proroga delle concessioni che a quella data erano già autorizzate.

TAR Lombardia, Milano, Sez. V, n. 2945 del 17 settembre 2025


Il concetto di “piena conoscenza” del provvedimento amministrativo - al verificarsi della quale è integrato il dies a quo per il computo del termine decadenziale all’impugnativa - non richiede la conoscenza piena e integrale dell'atto stesso, ma la mera percezione della sua esistenza e degli aspetti che ne comportano la lesività, in modo da riconoscere l'attualità dell'interesse ad agire, anche perché la successiva completa cognizione di tutti gli aspetti del provvedimento consente la proposizione di motivi aggiunti.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 793 del 4 settembre 2025





Le due fattispecie descritte nel d.lgs. n. 152 del 2006 come abbandono incontrollato di rifiuti (art. 192) e bonifica dei siti inquinati (artt. 239 ss.), pur obiettivamente distinte, si pongono spesso, nella realtà concreta, in rapporto di possibile contiguità o continuità, nel senso che frequentemente fenomeni di abbandono incontrollato di rifiuti sono premessa e causa (o concausa) di fenomeni di inquinamento dei siti nei quali gli sversamenti sono avvenuti, di modo che appare in molti casi difficile segnare una linea di distinzione e di cesura netta tra il primo fenomeno e il secondo. Consegue da tale rilievo che il possibile richiamo di entrambe le figure giuridiche a base dei provvedimenti comunali volti a porre rimedio ai suddetti fatti di danno ambientale, lungi dal costituire un vizio di legittimità (come indice di perplessità o di non corretta qualificazione giuridica dei fatti), può costituire in realtà una conseguenza del tutto fisiologica della obiettiva commistione, nei fatti stessi, delle due diverse, ma contigue figure giuridiche. In fattispecie complesse caratterizzate dal lungo protrarsi nel tempo della condizione di abbandono incontrollato di rifiuti, dinanzi al divenire dei fatti e all’inevitabile progredire del fatto di abbandono di rifiuti in possibile pericolo di inquinamento o in effettivo inquinamento delle matrici ambientali, l’inquadramento giuridico della fattispecie deve seguire inevitabilmente l’unico criterio logico possibile, che è quello della prevalenza.

TAR Lombardia, Milano, Sez. III n. 2943 del 15 settembre 2025


L'art. 101 (soccorso istruttorio) del d.lgs. 36/2023 non è applicabile con riguardo alla documentazione che compone l'offerta tecnica e l'offerta economica: in generale, con riferimento all’offerta tecnica e economica, la stazione appaltante può al più sollecitare chiarimenti o spiegazioni, di valore interpretativo, per accertare l’effettiva volontà dell’impresa partecipante, superando eventuali ambiguità contenute nelle offerte, fermo il divieto di apportarvi modifiche o integrazioni di qualsiasi genere.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 810 del 12 settembre 2025


Ai fini della legittimità dell’atto, la puntuale indicazione delle norme applicate non è indispensabile. Il mancato richiamo alle norme di legge o di regolamento cui si collega la statuizione adottata non integra il vizio di difetto di motivazione, ove sia agevole l'identificazione del potere esercitato e non sussistano ostacoli al controllo giurisdizionale, in funzione della legittimità sostanziale dell'atto.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2901 del 10 settembre 2025




I provvedimenti di valutazione di incidenza ambientale (VIncA) adottati dal Parco hanno consistenza giuridica di meri pareri a favore di Regione Lombardia deputata al rilascio del provvedimento finale (nella fattispecie rinnovo di appostamento fisso di caccia): trattasi, pertanto, di atti endoprocedimentali che, isolatamente considerati, non sono dotati di autonoma lesività in assenza di successive autorizzazioni che sulle VIncA stesse si fondino e, quindi, non sono impugnabili se non unitamente al provvedimento autorizzatorio finale.

TAR Lombardia, Brescia, I, n. 793 del 4 settembre 2025


La rilevante portata che la Corte costituzionale attribuisce a un aumento indiscriminato e non controllato della pressione insediativa, ove fosse imposto il riconoscimento de plano dell’incremento dei diritti edificatori, consente al Comune di considerare, unitamente agli obiettivi legati alla tutela paesaggistica, anche tali aspetti nella fase di selezione e individuazione degli ambiti da escludere dall’applicazione degli incentivi edificatori previsti dall’art. 40-bis della legge regionale n. 12 del 2005, nonché nella valutazione dell’accoglibilità o meno dell’istanza presentata a tal fine dall’operatore privato. Nella dialettica tra la discrezionalità dell’amministrazione nelle scelte di pianificazione del territorio e la pretesa dell’operatore economico al riconoscimento delle premialità previste dalla legge, la scelta effettuata dal Comune, connotata da discrezionalità alla stregua di tutte le attività di natura pianificatoria, si impone ai privati, la cui posizione risulta recessiva rispetto alla predetta determinazione amministrativa.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2875 del 3 settembre 2025


La D.g.r. 15 luglio 2024 - n. XII/2783 adottata dalla Regione Lombardia, nella parte in cui subordina il rilascio del titolo abilitativo per la realizzazione di impianti agrivoltaici al possesso dei requisiti soggettivi indicati al paragrafo 6, lett. D) dell’allegato A, è illegittima e va annullata, in quanto introduce limitazioni non previste dalla normativa nazionale, restringendone il campo di applicazione in assenza di qualsivoglia presupposto legittimante contemplato dalla disciplina di riferimento e dunque con essa in contrasto.

TAR Lombardia, Brescia, I, n. 789 del 3 settembre 2025


Una volta venuti meno gli impegni assunti condizionatamente in passato, la scelta del Comune di assegnare una determinata destinazione urbanistica ad un’area, e di conformarne l’utilizzazione, ricade nella sua piena discrezionalità e non necessita di motivazione in ordine agli accordi ormai inefficaci, non essendovi più in capo al privato legittime aspettative o affidamenti meritevoli di considerazione.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 771 del 18 agosto 2025


Il TAR Milano richiama le considerazioni della Corte costituzionale con riferimento alla questione della durata del piano e della convenzione di lottizzazione, secondo cui si è dinanzi a due atti diversi, per quanto connessi: il piano di lottizzazione, approvato dal comune, e la convenzione di lottizzazione, che del primo è eventuale attuazione, stipulata dall’ente locale e dal proprietario delle aree. Quanto ai termini di efficacia dell’uno e delle altre, l’art. 28, quinto comma, numero 3), della legge urbanistica del 1942 espressamente stabilisce che è la convenzione stessa a dover prevedere «i termini non superiori ai dieci anni» entro i quali devono essere ultimate le opere di urbanizzazione. Quanto ai piani di lottizzazione, la giurisprudenza amministrativa, in assenza di espressa indicazione legislativa, pacificamente applica agli stessi il termine decennale previsto dall’art. 16, quinto comma, della medesima legge per i piani particolareggiati.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2875 del 3 settembre 2025



Il presupposto di applicazione dell'art. 42-bis d.P.R. n. 327/2001 va ravvisato nell'utilizzo di un bene privato da parte della PA "senza titolo", per non essere mai stato emesso il regolare decreto di esproprio. Sebbene la norma citata non contempli espressamente un avvio del procedimento ad istanza di parte, il privato può sempre sollecitare l'amministrazione ad avviare il relativo procedimento e quest'ultima ha l'obbligo di provvedere al riguardo adeguando la situazione di fatto a quella di diritto, essendo l'eventuale inerzia configurabile quale silenzio-inadempimento impugnabile dinanzi al giudice amministrativo.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 770 del 18 agosto 2025


La scelta operata dall’amministrazione appaltante relativamente ai criteri di valutazione delle offerte, ivi compreso il peso da attribuire ai singoli elementi, specificati nella lex specialis, e anche la disaggregazione eventuale del singolo criterio valutativo in sub-criteri, è espressione dell’ampia discrezionalità attribuitale dalla legge per meglio perseguire l’interesse pubblico e, come tale, è sindacabile in sede di legittimità solo allorché sia macroscopicamente illogica, irragionevole ed irrazionale ed i criteri non siano trasparenti ed intellegibili, non consentendo ai concorrenti di calibrare la propria offerta.

TAR Lombardia, Milano, Sez. V, n. 2870 del 20 agosto 2025



L'annotazione nel Casellario dell’Anac ha una funzione pubblicitaria e non costitutiva della rilevanza del grave illecito professionale, mentre non esclude la valutazione discrezionale in merito alla rilevanza in concreto dei fatti ai sensi dell'art. 80 - comma 5, lett. c), del D.Lgs. n. 50/2016.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 766 del 14 agosto 2025


Di fronte all’invito a conformare la S.C.I.A. la parte privata può decidere se adempiere alle prescrizioni dell’amministrazione, facendo quindi acquiescenza alle stesse, oppure se impugnare immediatamente il provvedimento che le impone e dispone il divieto di prosecuzione delle opere. Nel primo caso, se il privato aderisce all’invito e ottempera, il termine per la formazione del silenzio assenso ricomincia a decorrere dalla data in cui questi comunica l'adozione delle misure prescritte dall’amministrazione ai fini della formazione del titolo. Laddove invece non adempia e non conformi la S.C.I.A. secondo quanto indicato dall’amministrazione, una volta decorso il termine all’uopo previsto l’attività segnalata si intende vietata in via definitiva. La legge non prevede alcun ulteriore atto da parte dell’amministrazione competente in difetto di adozione delle misure da parte del privato, decorso il suddetto termine, poiché il divieto di prosecuzione dell’attività si produce automaticamente ex lege.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2861 del 25 agosto 2025


Ancorché escluso dall’ambito di applicazione del codice, l’affidamento di un contratto attivo che offra all’affidatario un’opportunità di guadagno deve avvenire, secondo quanto dispone l’art. 13 co. 5, osservando i principi di cui agli articoli 1, 2 e 3 del Codice, e dunque, oltre che dei princìpi del risultato (art. 1) e della fiducia (art. 2), anche del principio di accesso al mercato (art. 3), nel rispetto dei principi di concorrenza, imparzialità, non discriminazione, pubblicità, trasparenza e proporzionalità. L’affidamento di tali contratti deve dunque garantire l’interpello del mercato e il confronto concorrenziale, nel rispetto della disciplina di cui alla legge di contabilità generale dello Stato e del relativo regolamento di attuazione.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 764 del 12 agosto 2025


Ai fini della decorrenza del termine di impugnazione di un permesso di costruire da parte di terzi, l’effetto lesivo si atteggia diversamente a seconda che si contesti l’illegittimità del titolo per il solo fatto che esso sia stato rilasciato (ad esempio, per contrasto con l’inedificabilità assoluta dell’area) ovvero che si contesti il contenuto specifico del permesso, ad esempio per eccesso di volumetria o per violazione delle distanze minime tra fabbricati. Da ciò deriva che il momento dal quale decorrono i termini decadenziali di proposizione del ricorso, nell’ambito dell’attività edilizia, è infatti individuato: nell’inizio dei lavori, nel caso si sostenga che nessun manufatto poteva essere edificato sull’area; ovvero, laddove si contesti il quomodo (distanze, consistenza etc.), nel completamento dei lavori o comunque in rapporto al grado di sviluppo degli stessi, ferma restando: a) la possibilità da parte di chi solleva l’eccezione di tardività di provare, anche in via presuntiva, la concreta anteriore conoscenza del provvedimento lesivo in capo al ricorrente; b) l’onere di chi intende contestare adeguatamente un titolo edilizio di esercitare sollecitamente l’accesso documentale.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2850 del 18 agosto 2025


La memoria depositata oltre le ore 12:00 dell’ultimo giorno utile rispetto ai termini previsti dal comma 1 dell’art. 73 c.p.a. va espunta dal fascicolo, il che esclude la possibilità di esaminare l’eccezione di incompetenza per la dedotta operatività della clausola arbitrale, attesa peraltro la non rilevabilità d’ufficio dell’eccezione di compromesso.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 757 dell’11 agosto 2025


A prescindere da quale sia il regime edilizio disatteso, e anche ammettendo che la realizzazione di una terrazza piastrellata ricada normalmente nell’attività edilizia libera, il mancato rilascio della prescritta autorizzazione paesaggistica comporta necessariamente, ex art. 27, comma 2, del DPR 380 del 2001, l'irrogazione della sanzione demolitoria.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 725 del 28 luglio 2025


Nelle controversie in materia di affidamento di contratti pubblici, la legittimazione al ricorso è correlata ad una situazione soggettiva qualificata e differenziata, che l’operatore economico acquista per effetto della partecipazione alla stessa procedura oggetto di contestazione. A tale regola fa eccezione, tra le altre, l’ipotesi del soggetto che contesta che una gara sia in radice mancata, per essere stato disposto un affidamento diretto. In casi di questo tipo, nei quali il criterio della partecipazione alla procedura è evidentemente inutilizzabile, essendo mancata una procedura ad evidenza pubblica, la legittimazione è intesa in termini più ampi, venendo riconosciuta all’operatore economico “del settore di mercato cui afferisce l’oggetto del contratto”.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 764 del 12 agosto 2025


A seguito della riforma del processo civile di cui al d.lgs. 149/2022, l’art. 475 c.p.c. non prevede più che, per iniziare l’esecuzione forzata, occorra far apporre sulla sentenza la formula esecutiva, ma prescrive semplicemente che la sentenza sia rilasciata in copia conforme all’originale (fattispecie in tema di ottemperanza alla sentenza del Giudice Ordinario che accerta e dichiara il diritto della parte ricorrente a percepire la retribuzione professionale docente).

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 711 del 23 luglio 2025


L’art. 31 d.P.R. n. 380/01, comma 4-bis, prevede una sanzione amministrativa pecuniaria che punisce la mancata ottemperanza all'ordine di demolizione impartito dalla amministrazione comunale ai sensi dell'art. 31 del citato D.P.R. n. 380/2001. La sanzione colpisce l'illecito omissivo rappresentato dalla mancata demolizione delle opere abusivamente realizzate nel termine di novanta giorni dalla notifica della relativa ingiunzione. La sanzione pecuniaria applicata a chi trasgredisce all'ordine di demolire l'abuso edilizio ha una matrice non già di ripristino della legalità violata (come, invece, altre misure volte a reintegrare il territorio nella sua originaria conformazione), ma esclusivamente punitiva per chi si sia sottratto al comando giuridico. Il disvalore della condotta punita, pertanto, non consiste nella realizzazione abusiva dell'immobile, ma nell’omessa demolizione dello stesso. Lo scopo della sanzione è di creare un incentivo a ottemperare tempestivamente all’ordine di rimessione in pristino, e a evitare atteggiamenti ostruzionistici o dilatori.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 704 del 21 luglio 2025


La liberalizzazione delle destinazioni d’uso prevista dalla normativa regionale lombarda non implica che il passaggio dall’una all’altra avvenga a titolo gratuito: in base alla normativa regionale, infatti, perché si possa avere un mutamento di destinazione d’uso senza costi per il privato sono necessarie tre condizioni: (i) che il cambio sia senza opere; (ii) che siano decorsi almeno 10 anni dell'ultimazione dei lavori; (iii) che la nuova destinazione d'uso non aumenti il carico urbanistico.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 743 del 4 agosto 2025


Le ordinanze di necessità e urgenza sono espressione di un potere amministrativo extra ordinem, volto a fronteggiare situazioni di urgente necessità: esse presuppongono, pertanto, l'impossibilità o l'inutilità del ricorso agli strumenti ordinari previsti dalla legislazione vigente, a fronte della necessità di fronteggiare una situazione, non tipizzata dalla legge, di pericolo concreto, o anche solo potenziale; la sussistenza di tale pericolo deve emergere da un'istruttoria adeguata e da una congrua motivazione, tali da giustificare la deviazione dal principio di tipicità degli atti amministrativi. Il potere in esame, attribuito al Sindaco dagli artt. 50 e 54 del D.Lgs. n. 267 del 2000 può essere utilizzato non solo a fronte di un pericolo reale, ma anche di una situazione di rischio potenziale, al fine di prevenire l'inveramento di un evento dannoso, non essendo necessario attendere l'attualizzarsi della minaccia.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 1522 del 2 maggio 2025


Le stazioni radio base sono compatibili con qualsiasi destinazione urbanistica, coerentemente con il principio della necessaria capillarità degli impianti che compongono le reti pubbliche di comunicazione. Pertanto, le norme e le prescrizioni della pianificazione locale che individuano aree di installazione devono essere interpretate nel senso che l'indicazione dei siti idonei non è tassativa, e che, laddove il gestore proponga siti diversi, l'ufficio competente deve comunque svolgere un'istruttoria tecnica per verificarne la compatibilità con gli interessi primari che il piano urbanistico è preposto ex lege a tutelare.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 426 del 16 maggio 2025


Posto che l’art. 38, primo comma, del d.P.R. n. 380 del 2001 non precisa se ai fini del calcolo della sanzione pecuniaria il valore delle opere debba essere determinato con riferimento all’attualità o al momento di realizzazione delle stessei, ai suddetti fini, occorre tener conto del valore all’attualità, in quanto i mutamenti di valore delle opere, dal momento di realizzazione al momento in cui viene applicata la sanzione, incidono in maniera bidirezionale sul proprietario delle stesse. Le diminuzioni comportano, da un lato, un effetto positivo in quanto determinano la contrazione dell’importo della sanzione ma, da altro lato, comportano effetti negativi in quanto il patrimonio del proprietario risente della diminuzione del valore del bene. Gli aumenti di valore determinano gli effetti opposti. Si deve pertanto ritenere che il rapportare la sanzione al valore attuale delle opere costituisca misura che consente di incidere sul debitore in maniera sempre proporzionata al valore del suo patrimonio, e costituisca perciò misura più efficace ed equilibrata indipendentemente dalla durata del procedimento e dalle ragioni che l’hanno determinata.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2700 del 17 luglio 2025


La verifica di anomalia ha natura globale e sintetica e non atomistica e non possono rilevare, ove distintamente considerate, eventuali inesattezze o minime incongruenze delle specifiche voci di cui l’offerta si compone; oltretutto, l’Amministrazione non è tenuta a chiedere chiarimenti su tutti gli elementi dell’offerta e su tutti i costi, anche marginali, ma può legittimamente limitarsi alla richiesta di giustificativi con riferimento alle voci di costo più rilevanti, in grado di incidere sulla complessiva attendibilità dell’offerta sì da renderla non remunerativa.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2735 del 21 luglio 2025


I pannelli solari hanno assunto la caratteristica di componente ordinaria del paesaggio, con elevato livello di diluizione della relativa percezione. La loro visibilità, pertanto, rappresenta caratteristica ordinaria e non può essere assunta ad elemento ostativo o limitativo secondo criteri di assolutezza. L’incompatibilità dell’opera, o la sua parziale compatibilità, con i valori oggetto di tutela deve essere evidenziata dall’Autorità preposta alla tutela del vincolo mediante una valutazione calibrata sulla concreta situazione di fatto e non limitata ad affermazioni generiche e stereotipate. Ciò che viene richiesto all’amministrazione è di specificare le ragioni della parziale compatibilità, previo esame delle sue caratteristiche concrete e l’analitica individuazione degli elementi di contrasto con il vincolo da tutelare, al di là della mera visibilità dalla strada che non può costituire, ex se considerata, ragione giustificatrice, sul piano della compiutezza valutativa rispetto ad un pur legittimo obiettivo di “migliore inserimento nel contesto paesaggistico”.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2702 del 17 luglio 2025


Deve ritenersi consentito agli enti locali operare scelte di pianificazione al fine di garantire un corretto insediamento delle strutture di vendita, anche ponendo limiti agli insediamenti degli esercizi commerciali, in considerazione degli aspetti connessi all'ambiente urbano – inclusi i profili relativi alla viabilità e all’impatto complessivo dei flussi di traffico – nonché dell’esigenza di assicurare un ordinato sviluppo del territorio comunale. La diversità degli interessi pubblici tutelati, pertanto, impedisce di attribuire in astratto prevalenza alle norme in materia commerciale rispetto al piano urbanistico

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2747 del 30 luglio 2025


L’obbligo di rispettare una distanza minima di dieci metri tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, previsto dall’art. 9 del D.M. n. 1444 del 1968, pur valendo anche quando la finestra di una parete non fronteggi l’altra parete (per essere quest’ultima di altezza minore dell’altra), e pur valendo anche quando una sola delle pareti frontistanti sia finestrata, non sussiste allorché le due pareti aderiscano in basso l’una all’altra su tutto il fronte e per tutta l’altezza corrispondente, senza interstizi o intercapedini residui; inoltre, il rispetto della distanza minima di dieci metri di cui all’art. 9 del D.M. n. 1444 del 1968, pur invocabile in presenza di una parete finestrata che non fronteggi l’altra parete (per essere quest’ultima inferiore di altezza), va applicato solo qualora al di sotto vi sia invariabilmente un’intercapedine o un interstizio, vi siano cioè due pareti o elementi di costruzione di varia fattezza, ma pur sempre racchiudenti uno spazio vuoto tra di loro, con pericolo concreto di recare nocumento alla salubrità.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2747 del 22 luglio 2025


Con riferimento al termine per impugnare l'aggiudicazione, il principio già affermato dalla giurisprudenza nel vigore del d.lgs. 50/2016 è applicabile anche dopo l’entrata in vigore del d.lgs. 36/2023: pertanto, al fine di beneficiare di una dilazione fino a un massimo di quindici giorni del termine per impugnare, il partecipante alla gara deve presentare l’istanza di accesso entro quindici giorni dalla comunicazione dell’aggiudicazione.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 731 del 2 agosto 2025



Con l’art. 1, comma 1, lett. b), del d.l. n. 69 del 2024, convertito con modifiche dalla l. n. 105 del 2024, il legislatore ha deciso di tutelare l’affidamento del privato consentendo, a determinate condizioni, di dare rilevanza esclusiva alle risultanze dell’ultimo titolo, comprese le dichiarazioni rese dal progettista concernenti lo stato di fatto. Questa disposizione consente ora di dare rilevanza esclusiva all’ultimo titolo riguardante un intervento che ha interessato l’immobile nella sua interezza, impedendo così all’amministrazione di contestare, successivamente alla sua emanazione, precedenti abusi non riscontrati in sede di rilascio. La norma subordina questo favorevole effetto alla condizione che l’amministrazione abbia verificato la legittimità dei titoli pregressi. Ne consegue che, per dimostrare lo stato legittimo, l’interessato può sì limitarsi a produrre l’ultimo titolo edilizio, ma deve trattarsi di un titolo che (oltre a riguardare un intervento che interessi l’immobile nella sua interezza) dia conto dell’accertamento effettuato dall’amministrazione circa la sussistenza e la regolarità dei titoli edilizi precedenti che legittimano lo stato di fatto dichiarato per ottenere il suo rilascio. L’attestazione dell’amministrazione circa la regolarità dei titoli pregressi deve essere esplicita e, in assenza di tale attestazione esplicita, la rappresentazione dello stato di fatto compiuta dal progettista non è di per sé sufficiente, poiché la circostanza che un'opera non legittima sia rappresentata nelle pratiche edilizie non può comportarne la regolarizzazione postuma.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2802 del 31 luglio 2025


L'azione di accertamento è ammissibile ma, in diretta applicazione del principio di effettività della tutela, diviene concretamente utilizzabile là dove manchino, nel sistema, strumenti giurisdizionali a protezione di interessi certamente riconosciuti dall'ordinamento.

TAR Lombardia, Milano, Sez. V, n. 2761 del 25 luglio 2025


Far decorrere un termine perentorio dalla mera indicazione degli estremi del titolo edilizio sul cartello di cantiere, senza che i soggetti terzi abbiano piena consapevolezza della portata lesiva delle opere, non appare rispettoso del diritto di difesa, come garantito sia dalla Costituzione (art. 24), sia dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (artt. 6 e 13), i cui principi fanno ormai parte del diritto dell’Unione Europea, dopo le novità introdotte dal Trattato di Lisbona del 13.12.2007 (cfr. legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato, n. 130 del 2.8.2008)

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2747 del 22 luglio 2025


Il termine di sessanta giorni previsto dall’art. 14, comma 4, della L.R. n. 12 del 2005 per l’approvazione del piano attuativo non ha carattere perentorio, in mancanza di una espressa qualificazione normativa in termini di perentorietà, sicché il suo decorso non determina né la decadenza dell’amministrazione dal potere di provvedere né la formazione di provvedimenti taciti di assenso o di diniego. Peraltro, il carattere meramente ordinatorio e acceleratorio del termine non comporta che la sua violazione possa ritenersi giuridicamente neutra o irrilevante; trattandosi di un termine legale di conclusione del procedimento, evidentemente finalizzato a prevenire ingiustificate inerzie della P.A. e a garantire tempi tendenzialmente certi di conclusione del procedimento, la sua inosservanza cristallizza di per sé un inadempimento dell’amministrazione, ai sensi dell’art. 2, comma 1, L. 241/90; peraltro, l’obbligo di “concludere il procedimento” di approvazione del Piano attuativo non significa obbligo di “approvare” il piano attuativo, venendo in considerazione un atto per nulla vincolato nel proprio contenuto, ma espressione, al contrario, dell’ampia discrezionalità dell’amministrazione comunale nella gestione del proprio territorio.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 675 del 16 luglio 2025


Per ritenere configurabile un obbligo giuridico di provvedere in capo all’amministrazione, deve sussistere uno specifico obbligo giuridico di provvedere e quindi l’attività non deve essere discrezionale nell’an; siffatto obbligo deve avere ad oggetto l’esercizio di un potere pubblico – e non di autonomia negoziale - e il potere deve incidere su di una posizione giuridica qualificata e differenziata, a prescindere dalla natura del potere (discrezionale, di programmazione, di pianificazione) o dei caratteri dell’atto (puntuale o generale) (fattispecie in materia di richiesta di correzione di errore materiale e di rettifica del P.G.T. in riferimento all'esatta determinazione delle fasce di rispetto e delle fasce di salvaguardia).

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2776 del 28 luglio 2025


Il principio di equivalenza consente di rendere ammissibili quelle offerte caratterizzate da prestazioni con specifiche tecniche non identiche ma simili a quelli richieste dalla lex specialis in quanto comunque idonee al soddisfacimento di una specifica esigenza della stazione appaltante. Ai fini dell’ammissibilità del giudizio di equivalenza occorre distinguere tra requisiti minimi strutturali e funzionali. La verifica di equivalenza è ammessa per quest’ultima tipologia di requisiti, in quanto funzionali ad assicurare l’interesse cui è preordinata la commessa. I requisiti minimi c.d. strutturali sono invece richiesti per delimitare tassativamente la tipologia di dispositivo richiesto, senza possibilità di giudizio di equivalenza. La qualificazione in “termini "strutturali" o "funzionali" di un requisito minimo prescritto dalla legge di gara non dipende tuttavia dalla natura del requisito in sé considerata, bensì dall'esistenza o meno nella lex specialis dell'esplicitazione delle finalità e dei bisogni dell'amministrazione che la previsione di una determinata caratteristica tecnica è destinata a soddisfare.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2759 del 24 luglio 2025


Il TAR Milano esamina la legittimità di una disposizione di servizio di un Comune che qualifica come nuova costruzione (e non ristrutturazione edilizia) l'intervento di demolizione e ricostruzione nel caso in cui manchi qualsiasi “traccia” dell’immobile preesistente (in particolare, in via esemplificativa e non esaustiva, sotto il profilo strutturale o funzionale, delle giaciture preesistenti, delle altezze preesistenti); il Collegio ritiene che l’interpretazione fornita dalla disposizione di servizio all’art. 3, primo comma, lett. d), del d.P.R. n. 380 del 2001 debba considerarsi corretta, con conseguente irrilevanza delle ragioni che hanno determinato l’Amministrazione comunale a emanare tale atto (nella fattispecie collegate a delle vicende di natura penale; ragioni che peraltro, per il TAR, appaiono comprensibili e compatibili con l’interesse pubblico posto che non avrebbe senso autorizzare interventi edilizi considerati, dal giudice penale, in contrasto con legge penale).

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2757 del 23 luglio 2025


La previsione dell’art. 41, quinquies, comma 6, della L. n. 1150/1942 richiede la previa approvazione di apposito piano attuativo per la realizzazione di edifici aventi altezza superiore a 25 metri; tuttavia, l’esigenza della pianificazione attuativa, quale presupposto per rilascio del permesso di costruire relativo a fabbricati, si rende necessaria quando si tratta di asservire per la prima volta un’area non ancora urbanizzata, o per raccordarne l’edificazione al tessuto insediativo esistente, valutando la realizzazione o potenziamento di opere, urbanizzazioni e servizi necessari collettivi. La necessità della pianificazione attuativa è da escludersi in presenza di una zona già completamente urbanizzata, quando la situazione di fatto evidenzi una completa edificazione dell’area, tale da renderla incompatibile con un piano attuativo. Al Comune spetta un amplissimo margine di discrezionalità nella valutazione della congruità del grado di urbanizzazione. Il sindacato giurisdizionale sotto tale profilo risulta relegato al riscontro della palese illogicità e irragionevolezza delle determinazioni assunte o al rilievo di errori di fatto idonei a inficiare le determinazioni assunte.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2747 del 22 luglio 2025  (per una lettura diversa della disposizione dell'art. 41 quinquies, comma 6, della L. n. 1150/1942 cfr. Cassazione penale, Sez. III, n. 26620 del 21 luglio 2025)


Il provvedimento amministrativo, preceduto da esaurienti atti istruttori, può ritenersi adeguatamente motivato per relationem anche con il mero richiamo a tali atti, in quanto in tal modo l'autorità emanante esplicita l'intenzione di fare propri gli esiti dell'istruttoria condotta, ponendoli a base della determinazione adottata; in tal modo, la motivazione è esaustiva perché dal complesso degli atti del procedimento sono evincibili le ragioni giuridiche che supportano la decisione, in modo da consentire, non solo al destinatario di contrastarle con gli strumenti offerti dall'ordinamento, ma anche al giudice amministrativo, ove investito della relativa controversia, di sindacarne la fondatezza.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 651 dell'8 luglio 2025


È inammissibile, per genericità e violazione dell’art. 40 c.p.a., il ricorso nel quale il ricorrente si limita a esporre una sintetica e indistinta ricostruzione in fatto dei principali accadimenti della vicenda, senza tuttavia articolare alcuna autonoma censura nei confronti del provvedimento impugnato e senza sviluppare una motivata critica rispetto alle ragioni poste alla base delle decisioni dell’amministrazione. In detti termini, la lettura non consente di comprendere quali sarebbero i profili di illegittimità dell’atto oggetto di impugnazione, per cui risulta conseguentemente violato il principio di specificità dei motivi di gravame, i quali, pur se non rubricati in modo puntuale né espressi con formulazione giuridica assolutamente rigorosa, devono essere esposti con specificità sufficiente a fornire almeno un principio di prova utile alla identificazione delle tesi sostenute a supporto della domanda finale. Parimenti inammissibile è il gravame redatto in violazione della regola che impone di esporre “distintamente” i fatti e motivi di doglianza, mancando una simile separata strutturazione il ricorso si risolve in un’unitaria e generica narrazione.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2736 del 21 luglio 2025


La richiesta di autorizzazione alla notifica per pubblici non consente di superare quanto disposto dall’art. 41, comma 2, c.p.a., in quanto deve ritenersi ostativa all’integrazione del contraddittorio, di cui all’art. 49 c.p.a., l’omessa notifica del ricorso ad almeno uno dei controinteressati. Tale adempimento costituisce, infatti, condizione di ammissibilità del ricorso e assume il ruolo di essenziale e imprescindibile preliminare adempimento, la cui mancanza non è sanabile mediante la sola richiesta di notifica per pubblici proclami.

TAR Lombardia, Milano Sez. V, n. 2728 del 18 luglio 2025


È onere dei destinatari dell’ingiunzione dimostrare la risalenza del fabbricato non incombendo sul comune alcun onere istruttorio in tale senso, in quanto solo il privato può fornire (atteso che ordinariamente ne dispone e dunque in applicazione del principio di vicinanza della prova) inconfutabili atti, documenti o altri elementi probatori che siano in grado di radicare la ragionevole certezza dell'epoca di realizzazione degli interventi, anche per dimostrare la consistenza originaria dell'immobile abusivo.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 1906 del 3 giugno 2025


In caso di mancato adempimento all'ordine di demolizione, il passaggio della proprietà in capo al Comune costituisce acquisto a titolo originario, senza che possa rilevare sotto tale profilo l’eventuale successivo accertamento della proprietà in capo ad altro soggetto.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 562 del 18 giugno 2025


La manifestazione di volontà implicita o presunta ricorre allorquando la volontà provvedimentale può desumersi in modo inequivoco, rispettivamente, da un comportamento tenuto dall’amministrazione o da un provvedimento espresso emanato dall’amministrazione. I presupposti al ricorrere dei quali sussiste la manifestazione di volontà implicita o presunta, e quindi il provvedimento implicito cui fa capo quella volontà, sono i seguenti: i) non vi deve essere una disposizione di legge che prevede una manifestazione espressa della volontà provvedimentale e che quindi prescrive una data forma quale elemento costitutivo del provvedimento (principio di libertà delle forme); ii) deve esservi l’espressione all’esterno di un contegno amministrativo che può consistere in un comportamento materiale o procedimentale oppure in un provvedimento espresso proveniente dalla stessa amministrazione a cui si intende imputare la manifestazione di volontà provvedimentale implicita o presunta sulla cui base verificare la costruzione della fattispecie (esteriorizzazione); iii) il contegno amministrativo esterno deve promanare dall’organo competente ad esprimere la volontà amministrativa implicita o presunta (competenza); iv) il contegno amministrativo (presupponente) deve essere conseguenza necessaria dell’atto implicito (presupposto) nel senso che il primo non potrebbero essere posto in essere se non sulla base di una pregressa manifestazione di volontà provvedimentale implicita o presunta dell’organo amministrativo (rapporto di condizionamento); v) il provvedimento implicito deve essere l’unica conseguenza possibile della presunta manifestazione di volontà (univocità).

TAR Lombardia, Milano, Sez. I, n. 2678 del 15 luglio 2025


La mera richiesta volta ad ottenere delucidazioni sulla interpretazione dell'offerta tecnica non comporta che i chiarimenti resi costituiscano una modifica dell'offerta presentata in gara, se essi sono limitati a specificare la portata di elementi già interamente contenuti nella stessa offerta. La facoltà di cui all’art. 101, comma 3 del Codice dei contratti pubblici, definita come “soccorso procedimentale”, consente alla stazione appaltante di sollecitare chiarimenti sui contenuti dell’offerta tecnica, al fine di dirimere le eventuali ambiguità riscontrate sulla portata dell’impegno negoziale assunto dal concorrente e di evitare, nel rispetto della par condicio competitorum, eccessivi formalismi nell’applicazione delle regole della gara.

TAR Lombardia, Milano, Sez. I, n. 1 del 4 gennaio 2025


È tardiva la memoria depositata alle ore 12:14 dell'ultimo giorno consentito, ovverosia oltre le ore 12.00, cui fa riferimento l’art. 4, comma 4, all. 2 c.p.a., per cui tale memoria che non può essere esaminata. Infatti, l’apparente antinomia, rilevabile tra il primo ed il terzo periodo dell'art. 4, comma 4, delle disposizioni di attuazione al c.p.a., va risolta nel senso che il termine delle ore 24.00 per il deposito degli atti di parte vale solo per quegli atti processuali che non siano depositati in vista di una camera di consiglio o di un’udienza di cui sia (in quel momento) già fissata o già nota la data. Invece, in presenza di una camera di consiglio o di un’udienza già fissata, il deposito effettuato oltre le ore 12.00 dell'ultimo giorno utile è inammissibile.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 657 dell'11 luglio 2025



Il presupposto di applicazione dell'art. 42-bis del d.P.R. n. 327/2001 deve ravvisarsi nell'utilizzo di un bene privato da parte della PA "senza titolo", per non essere mai stato emesso il regolare decreto di esproprio. Sebbene la norma citata non contempli espressamente un avvio del procedimento ad istanza di parte, il privato può sempre sollecitare l'amministrazione ad avviare il relativo procedimento e quest'ultima ha l'obbligo di provvedere al riguardo adeguando la situazione di fatto a quella di diritto, essendo l'eventuale inerzia configurabile quale silenzio-inadempimento impugnabile dinanzi al giudice amministrativo.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 641 del 4 luglio 2025


In materia di fonti energetiche rinnovabili, la giurisprudenza amministrativa riconosce che la normativa statale e sovranazionale che regola la materia manifesta un favor per l’allestimento di tali risorse, ponendo le condizioni per una adeguata diffusione dei relativi impianti produttivi, ciò in quanto la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è un’attività di interesse pubblico che contribuisce anch’essa non solo alla salvaguardia degli interessi ambientali, ma, sia pure indirettamente, anche a quella dei valori paesaggistici. Ciò non significa, tuttavia, che l’interesse pubblico alla realizzazione di siffatti impianti debba sistematicamente risultare prevalente rispetto alla tutela dell’interesse paesaggistico o culturale, determinando l’illegittimità di qualsiasi provvedimento che ne vieti l’installazione in zone vincolate, ma impone in capo all’Amministrazione un più incisivo e stringente obbligo motivazionale che dia evidenza di aver operato un effettivo bilanciamento dei vari interessi in gioco.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 645 del 7 luglio 2025


L'accertamento del mancato versamento, o l’illegittimità della quantificazione, delle somme richieste a titolo di monetizzazione, in luogo della cessione degli standard urbanistici, è espressione di potestà autoritativa. Si tratta di elemento condizionante la legittimità del titolo. Trattandosi di un presupposto di legittimità direttamente afferente ad una SCIA, il mancato versamento della monetizzazione sostitutiva della cessione degli standard deve essere rilevato mediante l’esercizio di poteri autoritativi, entro il termine di cui all’art. 19 comma 6 bis della L.241/1990, o mediante l’esercizio del potere di autotutela, nei termini e alle condizioni di cui all’art. 21 nonies della legge n. 241/1990.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2562 del 7 luglio 2025


In caso di spontanea esecuzione dell'ordine di demolizione il ricorso va dichiarato improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse. Infatti, la rimozione delle opere invera una situazione in fatto e in diritto del tutto nuova rispetto a quella esistente al tempo della proposizione dell’impugnazione, tale da escludere che la sentenza di merito possa conservare una qualsiasi utilità residua.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 638 del 4 luglio 2025


Non deve essere immediatamente impugnato un bando di gara (o gli atti equipollenti di avvio di una procedura comparativa) che non contenga clausole impeditive della partecipazione alla selezione, sorgendo tale onere soltanto alla conclusione della procedura in capo ai concorrenti non aggiudicatari. L’impugnazione immediata del bando, o di alcune sue clausole, rappresenta pertanto l’eccezione, visto che al momento dell’avvio della procedura, di regola, la lesione per il soggetto concorrente è potenziale, assumendo la stessa i caratteri della concretezza e dell’attualità, di norma, soltanto a conclusione della gara o all’atto dell’esclusione dal prosieguo della selezione. Pur essendo stata fornita dalla giurisprudenza una nozione alquanto ampia di clausola di natura escludente, nondimeno ne è stata ribadita la portata tassativa, al fine di non snaturare i presupposti necessari per poter avviare un’azione giudiziale, caratterizzata, in linea generale, dalla personalità e dal principio dispositivo, nonché dall’attualità e dalla concretezza dell’interesse azionato. Da ciò discende l’ulteriore corollario che la partecipazione alla procedura (o anche la presentazione della domanda) non costituisce affatto acquiescenza alle regole previste dall’Amministrazione procedente e non impedisce la proposizione di un eventuale gravame rivolto avverso gli atti della procedura all’esito del suo espletamento, visto che proprio la partecipazione alla gara costituisce il presupposto (indefettibile) per procedere alla contestazione dei suoi esiti.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2498 del 1 luglio 2025


Non sussiste, di regola e in via generale, alcun obbligo per la P.A. di avviare e concludere un procedimento in autotutela – salvi i casi, di natura eccezionale, in cui la stessa sia doverosa o quando emergano ragioni di giustizia e di equità – tenuto conto che le istanze dei privati volte a chiedere l’esercizio del potere di autotutela da parte dell’Amministrazione hanno una funzione di mera denuncia o sollecitazione e non creano in capo alla medesima Amministrazione alcun obbligo di provvedere, non dando luogo a formazione di silenzio inadempimento in caso di mancata definizione dell’istanza.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2516 del 2 luglio 2025


La D.G.R. 25 settembre 2017 n. 10/7117 prevede che le serre mobili, destinate ad uso temporaneo, siano installate senza necessità di un permesso di costruire, a condizione che siano realizzate senza opere murarie fuori terra. Tali serre, pur rientrando nell’edilizia libera, devono però rispettare le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, le altre normative di settore, aventi incidenza sulla disciplina dell'attività edilizia, nonché le disposizioni contenute nel D.Lgs. n. 42 del 2004.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, n. 475 del 29 maggio 2025


L’art. 87-bis del d.lgs. 259/2003 -  che disciplina il procedimento semplificato finalizzato al conseguimento del titolo necessario per la realizzazione di interventi di adeguamento tecnologico su impianti di radiotelefonia esistenti -  stabilisce che è sufficiente la presentazione al comune di una segnalazione certificata di inizio attività la quale perde efficacia solo nel caso in cui, entro il termine di trenta giorni dalla presentazione stessa, intervenga un provvedimento di diniego comunale o dell’organo preposto alle funzioni di controllo e di vigilanza in materia sanitaria e ambientale. Deve quindi ritenersi che, una volta decorso il termine di 30 giorni, le amministrazioni interessate possano intervenire esclusivamente esercitando il potere previsto dall’art. 19, comma 4, della legge n. 241 del 1990 e, quindi,  inibire gli effetti della SCIA ma solo in presenza delle condizioni previste dal successivo art. 21-nonies e cioè solo nel caso in cui si debba tutelare un superiore interesse pubblico, diverso da quello al mero rispristino della legalità violata, di cui occorre dare conto nella motivazione del provvedimento.

TAR Lombardia, Milano, III, n. 2420 del 26 giugno 2025


Costituisce regola generale – da ritenersi valida anche nel vigore del d.lgs. n. 36/2023 - quella secondo cui la stazione appaltante che sia venuta a conoscenza di condotte astrattamente ascrivili alle cause non automatiche di esclusione deve motivare puntualmente le esclusioni, e non anche le ammissioni, se su di esse non vi è, in gara, contestazione. Questa regola incontra un’eccezione nelle ipotesi in cui le questioni siano di rilevante pregnanza e sorgano sul punto specifiche contestazioni nella fase procedimentale con la conseguenza che la stazione appaltante non può esimersi da rendere esplicite le ragioni per le quali abbia comunque apprezzato l’impresa come affidabile. Anche con specifico riferimento alle misure c.d. di self cleaning, un obbligo di motivazione sussiste solamente nel caso in cui esse sia ritenute “intempestive o insufficienti”, così come previsto all’art. 96, c. 6, d.lgs. n. 36/2023.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2456 del 28 giugno 2025


La realizzazione del terrapieno rappresenta una variazione urbanisticamente rilevante, poiché a seguito del deposito di materiale e del movimento terra e di successivi livellamenti si altera la morfologia del territorio, con conseguente trasformazione permanente del suolo inedificato. Ciò trova conferma nel disposto dell’art. 3, comma 1, lett. e1, del D.P.R. n. 380 del 2001, che qualifica come interventi di nuova costruzione “la realizzazione di depositi di merci o di materiali, la realizzazione di impianti per attività produttive all’aperto ove comportino l’esecuzione di lavori cui consegua la trasformazione permanente del suolo inedificato”, fatta eccezione soltanto per “i movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali”, che invece rientrano nell’edilizia libera (art. 6, comma 1, lett. d, del D.P.R. n. 380 del 2001).

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2092 del 10 giugno 2025


Il giudizio in materia di accesso non ha sostanzialmente natura impugnatoria, ma è rivolto all’accertamento della sussistenza o meno del diritto dell’istante all’accesso medesimo e, in tal senso, è dunque un “giudizio sul rapporto”, come del resto si evince dall’art. 116, comma 4, del D.Lgs. n. 104/2010, secondo cui il giudice, sussistendone i presupposti, ordina l’esibizione dei documenti richiesti. Ai fini dell’esercizio del diritto di accesso in materia edilizia e della configurabilità dell’interesse diretto, concreto e attuale a tal fine richiesto dall’art. 22 della Legge n. 241/1990 è sufficiente il requisito della vicinitas, da intendersi in termini più ampi di quelli che perimetrano la legittimazione ad agire. Tale concetto si configura non solo a fronte di proprietari di immobili confinanti o in rapporto di stretta contiguità, ma anche rispetto a tutti coloro che si trovano in una situazione di stabile collegamento con la zona in cui si trova l’edificio (quindi ai terzi proprietari o detentori qualificati di aree o immobili limitrofi o anche ivi residenti o aventi altro titolo di frequentazione), i quali sono direttamente tutelati dai limiti imposti all’esercizio dello ius aedificandi e rivestono, di conseguenza, una posizione differenziata rispetto agli altri appartenenti alla collettività in ordine all’osservanza di tali limiti.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 1648 del 13 maggio 2025


La monetizzazione non ha la medesima natura giuridica del contributo di costruzione, essa non è infatti una prestazione patrimoniale imposta ai sensi dell’art. 23 Cost.; mentre il pagamento degli oneri di urbanizzazione si risolve in un contributo per la realizzazione delle opere stesse, senza che insorga un vincolo di scopo in relazione alla zona in cui è inserita l'area interessata all'imminente trasformazione edilizia, la monetizzazione sostitutiva della cessione degli standard afferisce al reperimento delle aree necessarie alla realizzazione delle opere di urbanizzazione secondaria all'interno della specifica zona di intervento. La monetizzazione nasce come beneficio di carattere eccezionale – ammesso da previsioni di legge, di norma a livello regionale ed espressione di una valutazione discrezionale dell’amministrazione comunale - concepito come misura di favore di cui può giovarsi il richiedente un titolo edilizio che, in base allo strumento urbanistico, deve, per l’appunto, cedere o reperire nella zona in cui intende realizzare l’intervento costruttivo (o anche solo un mero cambio di destinazione d’uso senza opere) aree per la realizzazione di opere pubbliche (di regola parcheggi e verde pubblico), nel rispetto delle misure e secondo i criteri dettati dal d.m. 2 aprile 1968 n. 1444, in attuazione degli artt. 41- quinquies e sexies legge urbanistica.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2046 del 6 giugno 2025



L’esatta qualificazione di un provvedimento amministrativo va effettuata tenendo conto del suo effettivo contenuto e della sua causa, anche a prescindere dal nomen iuris formalmente attribuito dall’Amministrazione, con la conseguenza che l’apparenza derivante da una terminologia eventualmente imprecisa o impropria, utilizzata nella formulazione testuale dell’atto stesso, non è vincolante, né può prevalere sulla sostanza e neppure determina di per sé un vizio di legittimità dell’atto, purché ovviamente sussistano i presupposti formali e sostanziali corrispondenti al potere effettivamente esercitato.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 1896 del 3 giugno 2025





L’ampia formulazione dell’art. 100 TULPS va interpretata nel senso che il provvedimento di sospensione di un esercizio può essere legittimamente disposto ogni qualvolta le situazioni che mettono in pericolo l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini trovino un antecedente causale significativo nell’attività economica oggetto di licenza commerciale e, quindi, non soltanto nel caso di incidenti e disordini realizzatisi materialmente all’interno dei locali.

TAR Lombardia, Milano, Sez. I, n. 2368 del 19 giugno 2025


Laddove la pubblica amministrazione si limiti a rimuovere successivamente uno o più atti illegittimi che non abbiano ancora avuto esito in un provvedimento finale, si è in presenza di un mero ritiro doveroso, ben diverso dai discrezionali consueti provvedimenti di secondo grado come la revoca e l’annullamento d’ufficio, contemplati dagli artt. 21-quinquies e 21-nonies, L. 7 agosto 1990, n. 241. Dalla diversa qualificazione di un provvedimento come atto di mero ritiro consegue che quest’ultimo non è subordinato alla previa verifica della sussistenza di un interesse pubblico concreto e attuale, non necessita della valutazione delle posizioni soggettive eventualmente coinvolte nella vicenda e non richiede il previo avviso di inizio del procedimento. Quindi, la rimozione di un atto di gara precedente al provvedimento formale di aggiudicazione – qual è il bando – non può essere qualificata come espressione di un potere di autotutela, da valutarsi ai sensi degli artt. 21-quinquies e 21-nonies l. n. 241/1990; essa costituisce invece un mero atto di ritiro, che può appunto intervenire laddove ancora non vi sia stata un’aggiudicazione definitiva.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 1917 del 3 giugno 2025


La legislazione nazionale, e in particolare il d.lgs. n. 387/2003, il d.lgs. n. 28/2011, il d.lgs. n. 199/2021, nel disciplinare le procedure e le condizioni necessarie per l’autorizzazione degli impianti di produzione FER non introduce requisiti soggettivi in capo al proponente, con riferimento alla forma giuridica o all’oggetto dell’impresa, sia essa individuale o collettiva, né impone particolari modelli di aggregazione tra operatori economici. Il dato è significativo e dirimente, in quanto la materia della produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia rientra nella potestà legislativa concorrente, ex art. 117, comma 3, cost., sicché spetta allo Stato fissare i principi fondamentali del settore. Ne consegue che le procedure di autorizzazione all’installazione di impianti di produzione FER, ivi compresi gli agrivoltaici, non possono essere subordinate dalla Regione a vincoli o condizioni non previsti dalla normativa statale.

TAR Lombardia, Milano, Sez. III n. 1825 del 22 maggio 2025


L’assunzione, all’atto della stipulazione di una convenzione di lottizzazione, dell’impegno - per sé, per i propri eredi e per gli altri aventi causa - di realizzare una serie di opere di urbanizzazione del territorio e di costituire su una parte di quelle aree una servitù di uso pubblico, dà luogo ad una obbligazione propter rem, che grava quindi sia sul proprietario del terreno che abbia stipulato la convenzione di lottizzazione, sia su coloro che abbiano richiesto il rilascio della concessione edilizia nell'ambito della lottizzazione, sia infine sui successivi proprietari della medesima res, per cui l’avente causa del lottizzante assume tutti gli oneri a carico di quest'ultimo in sede di convenzione di lottizzazione, compresi quelli di urbanizzazione ancora dovuti, risultando inopponibile all'Amministrazione qualsiasi previsione contrattuale dal contenuto opposto e qualsiasi vicenda di natura civilistica riguardanti i beni in questione.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2311 del 17 giugno 2025


La prevalente giurisprudenza configura il certificato di abitabilità quale titolo non idoneo ad attestare la conformità urbanistica ed edilizia; anche a voler ritenere che una qualche funzione di attestazione della regolarità dei lavori effettuati possa essere svolta dal certificato di abitabilità, il rilascio dello stesso non potrebbe mai rendere legittima un’edificazione per la quale risulta oggettivamente riscontrata la violazione delle distanza ex art. 9 DM 1444/1968, trattandosi di norma inderogabile e per la quale, al fine di escluderne l’operatività, neanche sarebbe consentito l’effettivo riscontro dell’assenza del pregiudizio di ordine sanitario e igienico.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2296 del 16 giugno 2025


Nelle procedure di evidenza pubblica indette dal Comune, il potere di scelta del vincitore della gara non spetta alla Giunta comunale, bensì al dirigente competente. Non si tratta, infatti, di un atto di indirizzo politico, ma di un atto concreto di gestione, la competenza per il quale è appunto riservata ai dirigenti dall’art. 107 TUEL.

TAR Lombardia, Brescia, Sez. I, n. 520 del 13 giugno 2025.




In caso di presentazione di una variante al titolo edilizio che abbia ad oggetto un’opera specifica o che incida su una porzione specifica e autonoma dell’opera assentita, deve ritenersi che il costo di costruzione debba essere calcolato, sulla base delle tariffe vigenti al momento del rilascio della variante stessa, limitatamente all’opera assentita con la variante o alla porzione interessata, escludendo le opere già considerate al momento del rilascio del titolo edilizio originario. Laddove però la variante incida sull’opera nel suo complesso, deve invece ritenersi corretto che il costo di costruzione venga ricalcolato, sulla base delle tariffe vigenti al momento del rilascio del titolo in variante, sull’intera opera, fermo restando che da tale importo debba essere sottratto quanto era già stato corrisposto in occasione del rilascio del titolo abilitativo originario.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 1548 del 5 maggio 2025


L'intervento pubblico per l’esecuzione di un intervento di bonifica (finanziato con fondi derivanti dal PNRR) su sito “orfano” prescinde dall'accertamento dell'elemento soggettivo dell'inadempimento rilevato, venendo in considerazione una situazione di mera inerzia oggettiva, rispetto alla quale chi individua il sito non ha nessuna necessità di indagare un'eventuale condotta di colpevolezza del proprietario per lo stato di "abbandono": non vi è dunque esigenza di individuare né la responsabilità della contaminazione, né l'eventuale sussistenza di ostacoli di fatto o di diritto che abbiano impedito il pregresso intervento da parte del proprietario.

TAR Lombardia, Milano, III, n. 2096 del 10 giugno 2025


La mancata asseverazione di conformità dell’intervento ad opera del tecnico abilitato non dà luogo ad un’ambiguità nella predisposizione della pratica edilizia o ad errore materiale nella compilazione del modulo SCIA, sanabili in via interpretativa, bensì si risolve nella mancanza di un documento essenziale ed infungibile ai fini della regolare presentazione della SCIA (fattispecie relativa a SCIA alternativa al permesso di costruire).

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 2094 del 10 giugno 2025


Secondo il principio del c.d. “cumulo alla rinfusa” dei requisiti di qualificazione, applicabile ai consorzi stabili e ai consorzi di imprese artigiane ad essi assimilabili, nella partecipazione alle gare d'appalto è il consorzio stabile (e non già ciascuna delle singole imprese consorziate) ad assumere la qualifica di concorrente e contraente e, per l'effetto, a dover dimostrare il possesso dei relativi requisiti partecipativi, anche mediante il cumulo dei requisiti delle imprese consorziate, a prescindere dal fatto che le stesse siano designate o meno in gara per l'esecuzione del contratto di appalto.

TAR Lombardia, Brescia, Sezione II, n. 513 del 6 giugno 2025



In talune situazioni specifiche il principio della tutela dell'affidamento impone che la nuova pianificazione dia conto del modo in cui è stata effettuata la ponderazione degli interessi pubblici e sono state operate le scelte di governo del territorio da parte dell’amministrazione. Ora, se è pur vero che tra le situazioni caratterizzate da un affidamento “qualificato” viene comunemente ricompreso il superamento degli standard minimi di cui al D.M. 2 aprile 1968, la giurisprudenza ha tuttavia sempre precisato che la motivazione ulteriore va riferita esclusivamente alle previsioni urbanistiche complessive di sovradimensionamento, indipendentemente dal riferimento alla destinazione di zona di determinate aree. In sostanza, per la valutazione dell’an e del quantum del sovradimensionamento degli standard il calcolo va effettuato sull’intero territorio e non con riferimento ad una zona o ad un quartiere e la motivazione, che si rende necessaria in caso di sovradimensionamento, va riferita alle previsioni urbanistiche complessive, in quanto in sede di nuova pianificazione il territorio viene considerato globalmente.

TAR Lombardia, Milano, Sez. IV, n. 2066 del 9 giugno 2025


All’amministrazione non è sufficiente motivare l’espresso rifiuto all’ostensione, o consentirne il perfezionamento attraverso il meccanismo di cui all’art. 25 comma 4 L. 241/90, sull’unico presupposto dell’opposizione manifestata dal controinteressato. La normativa in materia di accesso agli atti rimette sempre all'Amministrazione destinataria della richiesta di accesso il potere di valutare la fondatezza della richiesta stessa, anche in contrasto con l'opposizione eventualmente manifestata da soggetti terzi, ed eventualmente consentire l'accesso ai documenti dell'amministrazione omettendo eventuali dati personali di terzi interessati. La documentazione per la quale è richiesta l’ostensione, una volta entrata nella sfera di disponibilità dell’amministrazione, assume un rilievo procedimentale. Su tale presupposto, il principio di trasparenza e il principio di effettività della tutela ex art. 24 Cost., non consentono restrizioni all’accesso difensivo fondate su ragioni di riservatezza o segretezza industriale o commerciale genericamente enunciate, anche di terzi.

TAR Lombardia, Milano, Sez. II, n. 1941 del 4 giugno 2025