Il Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa, sezione di Trento, con ordinanza collegiale n. 366 del 23 ottobre 2014, ha rimesso all'esame della Corte di Giustizia dell'Unione Europea la seguente questione pregiudiziale di corretta interpretazione della normativa interna in rapporto a quella comunitaria sovraordinata:
"Se i principi fissati dalle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio 11 dicembre 2007, n. 2007/66/CE, e del Consiglio n. 89/665/CEE e n. 92/13/CEE, sul miglioramento e sull’efficacia delle procedure di ricorso in materia d’aggiudicazione degli appalti pubblici, ostino ad una normativa nazionale italiana, quale quella sul contributo unificato delineata dagli articoli 9, 13, commi 6-bis e 6-bis.1, e 14, comma 3-ter, del D.P.R. 30.5.2002, n. 115 (come progressivamente novellato dagli interventi legislativi successivi), e dall’articolo 1, comma 27, della legge 24.12.2012, n. 228, che stabiliscono elevati importi di contributo unificato per l’accesso alla giustizia amministrativa in materia di procedure di aggiudicazione di contratti pubblici".

Il testo dell'ordinanza del TRGA di Trento n. 366 del 23 ottobre 2014 è consultabile sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa a questo indirizzo. 

Si ricorda che lo stesso TRGA, con ordinanza n. 23 del 29 gennaio 2014,  aveva  rimesso all'esame della Corte di Giustizia dell'Unione Europea la seguente questione pregiudiziale: "Se i principi fissati dalla Direttiva del Consiglio 21 dicembre 1989, 89/665/CEE e successive modifiche ed integrazioni, che coordina le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative relative all’applicazione delle procedure di ricorso in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture e di lavori, come modificata dalla direttiva del Consiglio 18 giugno 1992, 92/50/CEE, ostino ad una normativa nazionale, quale quella delineata dagli articoli 13, commi 1-bis, 1-quater e 6-bis, e 14, comma 3-ter, del D.P.R. 30.5.2002 n. 115 (come progressivamente novellato dagli interventi legislativi successivi) che hanno stabilito elevati importi di contributo unificato per l’accesso alla giustizia amministrativa in materia di contratti pubblici".

Sul tema del contributo unificato v. anche:


Con sentenza n. 4976 depositata il 6 ottobre 2014 la sezione quarta del Consiglio di Stato conferma l'orientamento circa la non indenizzabilità del vincolo a verde privato.

Richiamati i principi espressi dalla Corte Costituzionale con la sentenza 20 maggio 1999 n. 179, i giudici di Palazzo Spada hanno ribadito che

la classificazione a verde privato deve farsi rientrare tra quelle prescrizioni che regolano la proprietà privata alla realizzazione di obiettivi generali di pianificazione del territorio ai quali non può attribuirsi una natura ablatoria e/o sostanzialmente espropriativa (Cons. Stato Sez. IV 13 luglio 2011 n.4242; idem Sez. IV 19/1/2012 n. 244). 
Non può dunque attribuirsi alla destinazione di verde privato (re) impressa da una amministrazione locale a un'area la natura di vincolo a contenuto sostanzialmente espropriativo con la conseguenza che
in mancanza di una limitazione alla proprietà privata intesa sia come disponibilità che utilizzazione del bene, è impossibile far derivare dalla anzidetta destinazione urbanistica un effetto risarcitorio e neppure, in via subordinata, l’insorgenza di un diritto alla indennizzabilità, situazioni giuridiche soggettive di ristoro economico configurabili unicamente in presenza di un vincolo ablatorio o limitativo dei diritti dominicali.
La sentenza n. 4976/2014 della sezione IV del C.S. è disponibile sul sito della Giustizia amministrativa a questo indirizzo.


Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, con l’ordinanza n.  536 del 15 settembre 2014, a fronte di un ricorso in appello che consta, escluse le relate di notifica, di 127 pagine, con circa 28-30 righe per pagina, ha “invitato” la parte appellante a produrre una memoria riepilogativa di non oltre 20 pagine, per un massimo di 25 righe per pagina, su formato A4, facilmente leggibile e redatta solo su una facciata della pagina, con testo scritto in caratteri di tipo corrente nonché con interlinee e margini adeguati.

Il testo dell'ordinanza n. 536 del 15 settembre 2014 è consultabile sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa all'indirizzo: www.giustizia-amministrativa.it
 


Secondo la decisione n. 4449 del 1° settembre 2014 della Terza Sezione del Consiglio di Stato, l’interesse pratico alla rinnovazione della gara non comporta da solo la titolarità di una posizione giuridica fondante la legittimazione al ricorso, atteso che tale interesse non si distingue da quello che potrebbe vantare qualsiasi operatore del settore che aspiri a partecipare ad una futura selezione.

Osserva il Consiglio di Stato che:
  • per agire nel processo amministrativo è necessario, non solo essere titolari di una situazione giuridica riconducibile a diritto soggettivo o interesse legittimo, ma anche di un interesse a ricorrere inteso, lungi che come idoneità astratta a conseguire un risultato utile, come interesse personale, concreto ed attuale al conseguimento di un vantaggio materiale o morale;
  • l’’interesse strumentale alla riedizione della procedura è ammesso sempre che sussistano in concreto ragionevoli possibilità di ottenere l’utilità richiesta e sempre che vi sia un interesse connesso ad un “indice di lesività specifico e concreto”, non potendosi ammettere un mero annullamento al fine strumentale di una rinnovazione della procedura in una sorta di giurisdizione di diritto oggettivo, scollegato ad una posizione direttamente legittimante del ricorrente;
  • il criterio dell’interesse strumentale deve essere necessariamente contemperato con le peculiarità in fatto che caratterizzano la procedura di gara, non potendosi prescindere dalla verifica della c.d. prova di resistenza con riferimento alla posizione personale della parte ricorrente rispetto alla procedura selettiva le cui operazioni sono prospettate come illegittime.
Il teso della sentenza del Consiglio di Stato è consultabile sul sito della Giustizia Amministrativa al seguente indirizzo.


Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 241 del 16 ottobre 2014 il nuovo Codice Deontologico Forense.
 
 
Il testo è stato estratto dal sito http://www.gazzettaufficiale.it/, ove è possibile consultare gratuitamente i testi presenti nella banca dati.
Si segnala che, come da avviso pubblicato sul sito http://www.gazzettaufficiale.it/, i testi presenti nella banca dati non hanno carattere di ufficialità. L'unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana a mezzo stampa, che prevale in casi di discordanza.


Grande soddisfazione è stata espressa dall’avv. Umberto Fantigrossi, presidente dell’Unione Nazionale degli Avvocati Amministrativisti (UNA), per l’approvazione a Venezia, nel corso del Congresso nazionale forense, della mozione di riconoscimento. “Si tratta del secondo passaggio di accreditamento, dopo quello del Consiglio nazionale forense di poche settimane fa, del nostro nuovo organismo che raccoglie su base federale praticamente tutte le camere e società amministrative presenti sul territorio,” ha dichiarato Fantigrossi. “Si tratta di un ottimo successo, merito della capillare azione svolta dalle nostre associate, che ci consentirà  di operare in modo più autorevole per la riforma del processo amministrativo e per avviare tutte le iniziative attuative del nostro Manifesto delle idee approvato a febbraio di quest’anno”.