Il Conseil d’État belga ha sottoposto alla Corte di Giustizia UE la seguente questione relativa alla nozione di piani e programmi sottoposti alla direttiva VAS:
«Se l’articolo 2, lettera a), della direttiva VAS debba essere interpretato nel senso che è compreso nella nozione di “piani e programmi” un regolamento urbanistico adottato da un’autorità regionale il quale:
– contiene una cartografia che ne fissa il perimetro di applicazione, limitato a un solo quartiere, e che individua all’interno di tale perimetro diversi isolati per i quali valgono norme distinte in materia di tracciamento e di altezza degli edifici;
– prevede anche disposizioni specifiche di pianificazione per aree adiacenti agli immobili, nonché indicazioni precise sull’applicazione spaziale di talune norme da esso stesso stabilite prendendo in considerazione le strade, linee dritte tracciate perpendicolarmente alle strade e distanze rispetto all’allineamento delle strade;
– persegue l’obiettivo di trasformare il quartiere interessato; e
– istituisce regole per la presentazione delle domande di autorizzazione urbanistica soggette a valutazione ambientale in detto quartiere».
La Corte di Giustizia UE, rispondendo alla questione sottoposta, ha così statuito:
«L’articolo 2, lettera a), l’articolo 3, paragrafo 1, e l’articolo 3, paragrafo 2, lettera a), della direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, devono essere interpretati nel senso che un regolamento urbanistico regionale, come quello di cui al procedimento principale, che contiene determinate prescrizioni per l’esecuzione di progetti urbanistici, rientra nella nozione di «piani e programmi» che possono avere effetti significativi sull’ambiente, ai sensi di detta direttiva, e va, di conseguenza, sottoposto ad una valutazione ambientale».
La
sentenza della Seconda Sezione del 7 giugno 2018 (causa C-671/16) della Corte di Giustizia UE è consultabile sul sito della Corte di Giustizia al seguente
indirizzo.
Sempre il Conseil d’État belga ha sottoposto
alla Corte di Giustizia UE anche l'ulteriore questione relativa alla nozione di piani e programmi
sottoposti alla direttiva VAS:
«Se l’articolo 2, lettera a), della
direttiva VAS debba essere interpretato nel senso che è compreso nella nozione
di “piano o programma” un perimetro previsto da una disposizione di natura
legislativa e adottato da un’autorità regionale il quale:
– abbia per oggetto unicamente la
definizione dei contorni di un’area geografica in cui potrebbe essere
realizzato un progetto di urbanizzazione, fermo restando che detto progetto,
che dovrà perseguire un obiettivo determinato – vertente, nella specie, sulla
riqualificazione e sullo sviluppo di funzioni urbane e necessitante la
creazione, la modifica, l’ampliamento, la soppressione o il rifacimento della
rete stradale e degli spazi pubblici –, costituisce il fondamento dell’adozione
del perimetro, la quale implica dunque l’accoglimento del relativo principio,
ma dovrà essere oggetto di ulteriore rilascio di permessi soggetti ad una
valutazione degli effetti;
– abbia per effetto, sul piano
procedurale, che le richieste di permessi per opere o lavori da effettuare
nell’ambito del perimetro beneficino di una procedura in deroga, fermo restando
che le prescrizioni urbanistiche applicabili ai suoli interessati prima
dell’adozione del perimetro continuano ad applicarsi, ma diventa più facile
derogarvi;
– e benefici di una presunzione di
pubblica utilità per le espropriazioni da eseguire nel quadro del piano di
espropriazione ad esso allegato».
La Corte di Giustizia UE, rispondendo
alla questione sottoposta, ha così statuito:
«L’articolo 2, lettera a), l’articolo
3, paragrafo 1, e l’articolo 3, paragrafo 2, lettera a), della direttiva
2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001,
concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
sull’ambiente, devono essere interpretati nel senso che un decreto che adotta
un perimetro di consolidamento urbano, che ha l’unico obiettivo di definire
un’area geografica all’interno della quale potrà essere realizzato un progetto
urbanistico di riqualificazione e sviluppo delle funzioni urbane che necessiti
la creazione, la modifica, la soppressione o il rifacimento della rete stradale
e degli spazi pubblici, per la realizzazione del quale sarà consentito derogare
a talune disposizioni urbanistiche, rientra, in ragione di tale facoltà di
deroga, nella nozione di «piani o programmi» che possono avere effetti
significativi sull’ambiente, ai sensi di detta direttiva, e richiede una
valutazione ambientale».
La
sentenza della Seconda Sezione del 7
giugno 2018 (causa C-160/17) della Corte di Giustizia UE è consultabile sul
sito della Corte di Giustizia al seguente
indirizzo.