Il TAR Milano richiama l’orientamento giurisprudenziale formatosi sull’istituto della “dicatio ad patriam”, secondo il quale detto istituto è un modo di costituzione di una servitù di uso pubblico, che consiste nel comportamento del proprietario di un bene, per lo più immobile, che, pur se non intenzionalmente diretto alla produzione dell'effetto di dar vita al diritto di uso pubblico, denoti in modo univoco la volontà di mettere la cosa a disposizione di una comunità indeterminata di cittadini, con carattere di continuità e non di mera precarietà e tolleranza, per soddisfare un'esigenza comune ai membri di tale collettività "uti cives"; ricorrendo gli indicati presupposti, la servitù di uso pubblico deve ritenersi perfezionata con l'inizio dell'uso stesso, senza che sia necessario il decorso di un congruo periodo di tempo o un atto negoziale o un procedimento di espropriazione.

La sentenza del TAR Lombardia, Milano, Sezione Seconda, n. 2291 del 29 novembre 2017 è consultabile sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa al seguente indirizzo.