Il TAR Milano in materia d sospensione del giudizio osserva che:
«2.1. E, invero, costituisce dato inveterato del diritto vivente quello in forza del quale il campo di applicazione dell’art. 295 c.p.c. è ristretto a quei non comuni casi in cui l’esistenza di una situazione sostanziale sia fatto costitutivo o comunque elemento della fattispecie di altra situazione sostanziale, di modo tale che la diversa decisione su quel fatto o elemento darebbe automaticamente luogo ad un conflitto (non teorico, che il sistema largamente ammette) ma pratico di giudicati. E ciò deve avvenire in un contesto – art. 2909 c.c. – nel quale gli accertamenti siano opponibili alle parti, ai loro eredi o agli aventi causa.
2.1.1. Non solo: atteso che l’applicazione dell’art. 295 c.p.c. si traduce in un temporaneo diniego di giurisdizione, la giurisprudenza ha fissato, anche alla luce della costituzionalizzazione del principio della durata ragionevole dei giudizi (art. 111, comma 2, Cost.) e della stessa effettività del diritto di difesa e del giusto processo (art. 24 Cost., art. 6 CEDU e art. 47 Carta di Nizza) criteri sempre più rigorosi, in virtù dei quali la sospensione può operare solo allorquando tra due giudizi “esista un nesso di pregiudizialità in senso tecnico-giuridico e non già in senso meramente logico”, altresì precisandosi che se la pregiudizialità tecnico-giuridica è determinata dalla relazione tra “rapporti giuridici sostanziali distinti ed autonomi” tale per cui “la decisione sul primo rapporto si riflette necessariamente, condizionandola, sulla decisione del secondo” (per tutte, Cass., SS.UU., 14060/04), la pregiudizialità logica è costituita dalla relazione tra frazioni di un medesimo rapporto giuridico; quando, cioè, si verta su questioni inerenti lo stesso diritto in relazione alle stesse parti.
2.1.2. La sospensione necessaria del giudizio, ex art. 295 c.p.c., ha lo scopo di evitare il conflitto di giudicati, sicché può trovare applicazione solo quando in altro giudizio debba essere decisa con efficacia di giudicato una questione pregiudiziale in senso tecnico-giuridico, non anche qualora oggetto dell'altra controversia sia una questione pregiudiziale soltanto in senso logico, soccorrendo in tal caso la previsione dell'art. 336, comma 2, c.p.c. sul c.d. effetto espansivo esterno della riforma o della cassazione di una sentenza sugli atti e i provvedimenti (comprese le sentenze) dipendenti dalla sentenza riformata o cassata (Cass., I, 15 maggio 2019, n. 12999).
2.1.3. I principi processualcivilistici sono, naturalmente, applicabili nel giudizio amministrativo, giusta la espressa e speciale –anche rispetto al generale rinvio contenuto all’art. 39 c.p.a.- disposizione foggiata all’art. 79 c.p.a., per cui “la sospensione del processo è disciplinata dal codice di procedura civile, dalle altre leggi e dal diritto dell’Unione europea”.
2.1.4. Di talchè, si è reiteratamente affermato che ai fini della sospensione del giudizio amministrativo è necessario che il rapporto giuridico della causa “pregiudicante” rappresenti un elemento costitutivo della situazione sostanziale dedotta nel giudizio “pregiudicato”, per cui l’accertamento effettuato nella prima si imporrà nei confronti di quest'ultima con efficacia di giudicato, al fine di assicurare uniformità di decisioni; la pregiudizialità necessaria si pone quindi fra rapporti giuridici diversi, collegati in modo tale che la situazione giuridica della causa pregiudiziale si pone come elemento costitutivo, modificativo, impeditivo o estintivo del distinto rapporto dedotto nella causa dipendente, la cui esistenza è dunque necessariamente presupposta dalla prima; di guisa che “il rapporto di pregiudizialità in senso tecnico è pertanto configurabile quando il petitum della domanda pregiudiziale costituisce al contempo la causa petendi o, per converso fatto paralizzante (impeditivo, modificativo, estintivo), della domanda dedotta nella causa dipendente medesimo titolo); in estrema sintesi, il nesso di pregiudizialità-dipendenza intercorre tra distinti rapporti giuridici quando l'esistenza di uno dipende dall'esistenza o inesistenza dell'altro ed in base a ciò il fondamentale principio di unità dell'ordinamento giuridico impone la conformità tra giudicati” (CdS, VI, 12 novembre 2019, n. 7773;  Id., id., 1 settembre 2017, n. 4156)».

TAR Lombardia, Milano, Sez. I, n. 546 del 24 marzo 2020.
La decisione è consultabile sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa, sezione decisioni e pareri.