Il Consiglio di Stato precisa che se è vero che, ai fini della decorrenza del termine di decadenza per l’impugnazione di un provvedimento è sufficiente la conoscenza formale dei suoi elementi essenziali e della sua portata dispositiva, con la conseguenza dell’ininfluenza della mancata conoscenza della motivazione dell’atto lesivo e della documentazione istruttoria assunta a suo fondamento, è anche vero che il mero deposito in giudizio della determinazione pregiudizievole non può essere in alcun modo qualificato come evento idoneo, di per sé, a integrare la conoscenza dell’atto (a meno che non sia ricollegabile alla scadenza di un adempimento processuale, che implica l’accesso agli atti del fascicolo), ai fini della decorrenza del termine per la sua impugnazione.
Non appare configurabile un onere di consultazione quotidiana degli atti del fascicolo d’ufficio da parte del difensore, che consenta, in quanto tale, di presumere la conoscenza (peraltro, da parte del solo procuratore costituito e non della parte personalmente) di ogni documento depositato in giudizio, sicché il dies a quo del termine di decadenza per l’impugnazione deve essere identificato in quello in cui risulti provato che la parte abbia, effettivamente e concretamente, acquisito la sua conoscenza.

La sentenza della Terza Sezione del Consiglio di Stato n. 3709 del 26 agosto 2016 è consultabile sul sito di Giustizia Amministrativa.