La Corte di Cassazione ribadisce che l’accertata esposizione a immissioni sonore intollerabili, pur quando non risulti integrato un danno biologico, può determinare una lesione al diritto al normale svolgimento della vita famigliare, alla vivibilità della propria abitazione e al riposo notturno, apprezzabile in termini di danno non patrimoniale, la cui prova può essere fornita anche sulla base di nozioni di comune esperienza.
La Suprema Corte aggiunge che il diritto al rispetto della propria vita privata e famigliare è protetto dall'art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che costituisce ulteriore fondamento normativo per la risarcibilità del danno non patrimoniale conseguente da immissioni illecite, anche a prescindere dalla sussistenza di un danno biologico documentato.

La sentenza della Corte di Cassazione, Sezione III civile, n. 20928 del 16 ottobre 2015 è consultabile sul sito della Corte di Cassazione al seguente indirizzo.